"L’uomo crede di volere la libertà, in realtà ne ha una grande paura. Perché? Perché la libertà lo obbliga a prendere decisioni e le decisioni comportano rischi" (Erich Fromm)

IN MEMORIA DI GIULIETTO CHIESA


Ho sempre letto fin da giovane gli articoli e i libri di Giulietto Chiesa, più vecchio di me di 17 anni.

Per circostanze fortuite che relegano molti della mia generazione tra quelli “che non si arrendono”, anni fa ho conosciuto Giulietto durante alcuni incontri e conferenze volte a riflettere sulle politiche neoliberiste imperanti nel mondo e sulle strategie per contrastarle.

Ricordo che gli regalai un libro di Domenico De Simone, avvocato contro-economista e critico profondo dell’economia esistente, dal singolare titolo Dove va l’economia?, pubblicato dalla casa editrice Il settimo sigillo, a cura di Carlo Gambescia.

Ci tenevo che Giulietto leggesse quel libro-intervista, che narra di una storia politica e di passione vicina a quella di Giulietto, per poi approdare alle conoscenze economico-sociali ispirate dal filosofo austriaco Rudolf Steiner. Il libro è ricco di riferimenti e di citazioni sull’importanza della “moneta” e di come - pochi lo sanno - il pensiero di Gesell influì su quello di Keynes, come afferma l'autore citando gli studi del giovane studioso Guido Giacomo Preparata, anch’egli profondo estimatore del Pensiero di Rudolf Steiner. 

Ci tenevo che Giulietto lo leggesse perché intuivo che fosse un uomo aperto e non strettamente “ideologizzato" o "complottista” come il mainstream oggi ci vorrebbe far credere, bollandolo inesorabilmente nel tentativo di svilire il pensiero di chi procede sempre e comunque “in direzione ostinata e contraria”.

Un nuovo punto di vista arricchisce chi ha la sensibilità sufficiente per intendere ed elaborare e Giulietto, questo è certo, possedeva questa sensibilità: la sensibilità di chi, in fondo, vorrebbe un mondo migliore e non si piega ai dettami dell’esistente.

Trascorsero alcune settimane, forse qualche mese, e il 15 ottobre del 2011 ci ritrovammo di nuovo in piazza a Roma alla manifestazione nazionale degli “Indignati” italiani, quella organizzata spontaneamente da decine di gruppi sociali e cattolici, il cui numero sfiorò i quattrocentomila. Tutti pacifici, prima che uno sparuto gruppetto di provocatori rovinasse tutto affossando sul nascere il neonato movimento.
Facemmo un pezzo di strada insieme lungo via Cavour e, a proposito del libro, lui mi informò entusiasta che conosceva personalmente Domenico De Simone, col quale aveva condotto diverse conferenze pubbliche, ed era un piacere per lui, fine intellettuale, condividere tali pensieri innovativi in ambito economico.

In seguito continuai a seguire Giulietto attraverso i suoi libri, i suoi articoli e soprattutto sulla nascente Pandora TV, della quale sono stato un sostenitore fin dal principio. 

Trascorsero gli anni, tra cambi di governo e governi tecnici non eletti (Mario Monti), arrivando a una delle leggi più anticostituzionali dell’Italica Nazione - come affermò Ferdinando Imposimato, uno dei Magistrati più gloriosi che abbia mai avuto questa Repubblica - ovvero la legge 119 del 31 luglio 2017.
Il movimento spontaneo di contestazione al decreto fu, sin dall’inizio, censurato e non ascoltato, malgrado i dati sociologici registrassero un 20% di italiani (circa dodici milioni) contrari al decreto anticostituzionale voluto dalla Lorenzin.
Fin da principio Giulietto, fuori dal coro del mainstream, cercò di capire e di dar voce, con equilibrio, al movimento che si opponeva alla legge, intervistando su Pandora TV anche la scienziata Antonietta Morena Gatti.

Forse è vero ciò che afferma Andrea Vitangeli: “… Adesso siamo tutti più poveri da un punto di vista culturale e più deboli nella nostra battaglia per la vera democrazia nel nostro Paese” (Giulietto Chiesa ci ha lasciati, scompare una colonna…). Ma è anche vero ciò che afferma Claudio Messora: “…In questi anni siamo diventati una comunità; abbiamo assorbito tutto ciò che in questi anni abbiamo ascoltato con amore, con passione, con interesse e adesso fa parte di noi; le persone che se ne vanno restano con le loro idee dentro di noi e a noi sta portarle avanti come la fiamma olimpica, senza farla spegnere; quello che succederà adesso è che tutti noi saremo un poco più ricchi, perché una stella se n’è andata nell’universo e ha lasciato in mezzo a noi il suo calore, la sua energia; vive dentro di noi e cercheremo di farlo vivere a lungo e di diventare noi stessi una parte di quel progetto che Lui aveva in testa; cercheremo di essere tutti Giulietto Chiesa…” (Giulietto Chiesa e quel faro che resterà acceso…).

Entrambi i punti di vista enunciano delle verità, ma è altrettanto vero che molti di noi si erano profondamente abituati alla sua lucidità, alla sua forza, alla sua tenacia, alla sua "testa d’ariete" quando interveniva nei talk show e alle sue analisi - che si potevano condividere in parte o in tutto - che rappresentavano sempre interventi oggettivi “fuori dal coro” in un mondo sostenuto e suffragato dalla menzogna.

A questo ci aveva abituati Giulietto: ci si sentiva rassicurati all’ombra della sua guida come a quella di un Generale-guerriero e per la sua critica all’effimero mondo esistente, predatore vorace di una natura già troppo degradata e violentata.

Non a caso aveva promosso un aggiornamento settimanale su Pandora TV sulla questione del 5G che reputava di una distruttività e gravità senza precedenti.

Infine, con la profonda conoscenza della cultura e della lingua russa che possedeva, ci aveva fatto comprendere che non c’era un nemico e non poteva esserci nel grande Spirito Russo, molto più affine al nostro di quanto non lo sia la cultura angloamericana.

A questo e a molto altro ci aveva abituati e confortati Giulietto Chiesa.
Quando entra in noi qualcuno con la forza delle sue idee, spianando la strada alla luce della verità e della lucidità, incosciamente si interiorizza un senso di eternità di quella persona, in virtù del fatto che le sue idee sono impregnate di giustizia e di libertà.
E la giustizia e la libertà sono eterne e il loro anelito, nell’animo umano consapevole, è immortale. 

Il giovane e simpatico Michele Manfrin dello staff di Pandora Tv afferma (Ciao Giulietto), citando un antico detto dei Lakota Sioux “Mitakuye Oyasin” - ovvero “Tutto è in relazione” o “Tutto è in comunione” - che dobbiamo onorare l’operato di Giulietto Chiesa, continuando il suo lavoro ognuno al suo posto - piccolo o grande che sia - e assolvendo un principio di antica filosofia: “Un contadino che sa fare bene il suo mestiere è superiore a un Re che non sa fare il suo!”
E nella nostra epoca, ahimè, di pseudo-Re che non sanno fare il loro mestiere è pieno il mondo. 

Giulietto era “un entusiasta", come afferma Franco Fracassi (Ciao Giulietto), e gli entusiasti che restano tali anche in tarda età sono giovani sempre e il loro Spirito è immortale.

A nome di tutti gli insegnanti de La Scuola Che Accoglie va il cordoglio alla famiglia tutta, allo staff di Pandora TV e a Massimo Mazzucco, loro stretto collaboratore, insieme all’auspicio che possano continuare la loro opera sulle orme di un grande Maestro che vive in tutti noi. 

Abbiamo già ricordato tempo fa, all’interno de La Scuola Che Accoglie, l’invito a sostenere Pandora Tv e le altre piattaforme libere in questo difficile momento, a sostegno della libertà d'informazione.

Nell’interpretare un comune sentire di tutta la SCA, vi abbraccio con affetto. 

Carlo Saverio Carlotta 
(Referente Lazio La Scuola Che Accoglie)