Caro Simba,
in questo periodo la mia vita sta cambiando moltissimo... Passo le mie giornate in casa perché, a causa del coronavirus, non posso uscire. Ci sono dei lati positivi e dei lati negativi: un po' come in tutte le cose!
Gli aspetti negativi sono che, purtroppo, è da circa un mese che non sto fisicamente con i miei amici e le mie amiche, che non vedo né i miei compagni di classe né i miei professori e le mie professoresse.
Pensa che è da circa un mese che non faccio più neanche le lezioni di sassofono e di hip hop! Sai però qual è la cosa più triste di tutte? Vedere il programma dei Soliti Ignoti... senza pubblico!
Ci sono, comunque, anche molti lati positivi, come poter andare a letto più tardi la sera e svegliarsi con più calma la mattina, avere dei compiti un po' ridotti e una tecnologia che ci consente di “vederci” virtualmente anche da casa.
Così, anche se a distanza, facciamo lezioni online e riesco a vedere la classe a cui mi ero affezionata e che, senza alcun preavviso, ho lasciato molti giorni fa. Inoltre, riesco a passare molto tempo in videochiamata con le persone a me più care, così da non perdere i rapporti e, soprattutto, per non dimenticarmi (quando tutto questo sarà finito) come ci si approccia con un essere umano!
Va bene, abbiamo riso (abbiamo pasta... no, non faceva ridere) ed abbiamo scherzato ma ora, alla fine di questa lunga premessa, ti vorrei dire cosa ne penso di ciò che non solo io, ma un po' tutto il mondo ha passato in questo mese di (non mi piace chiamarla quarantena, quindi...) lunga pausa.
In questi giorni, per caso, ho letto una poesia di Franco Arminio: “Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, gente che sa fare il pane, che ama gli alberi e riconosce il vento. Più che l’anno della crescita, ci vorrebbe l’anno dell’attenzione. Attenzione a chi cade, al sole che nasce e che muore, ai ragazzi che crescono, attenzione anche a un semplice lampione, a un muro scrostato.
Oggi essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere, rallentare più che accelerare, significa dare valore al silenzio, alla luce, alla fragilità, alla dolcezza.”
Anch'io penso che oggigiorno la diversità sia rappresentata da quei pochi che si fermano un istante e guardano il mondo non con gli occhi ma con il cuore, per riuscire a scorgere i dettagli che diamo per scontati e che, al contrario, sono proprio quelli che rendono speciale la nostra "casa"...
Come disse la volpe del Piccolo Principe: "Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi."
Secondo me, eravamo arrivati a dare talmente tanto per scontata la nostra vita, a pensare che ci fosse dovuta, che fosse un nostro diritto, che ci siamo dimenticati di viverla! Ora mi spiego meglio... voglio dire che la nostra vita era diventata monotona: letto, tavolo, scuola – scuola, tavolo, letto.
Così il destino ha solo “impersonato” la descrizione di Caronte quando dice “Caron dimonio, […] batte col remo qualunque s'adagia” e dandoci una punizione, ci ha ricordato che non abbiamo sette vite, come i gatti, ma ne abbiamo una sola, e che per questo, dovremmo viverla appieno: apprezzando i gesti più umili, sorridendo alle più sciocche piccolezze e amando i più scontati gesti.
Avevamo proprio bisogno di una pausa non solo fisica, ma anche mentale! Quante notizie avrei ancora da raccontarti... ma ormai si è fatto tardi.
Quindi passa una buona notte,
la tua Ludo
(studentessa di terza media)
IN PRINCIPIO ERA UMANO... E L'UMANO SI FECE AVATAR!
E così nacque Avy, il piccolo avatar, il Prescelto, chiamato sulla Terra per realizzare il Sogno dei Sogni: la connessione inter-stellare.
Prima di “partire” in missione sulla Terra, fu dotato degli strumenti necessari per “trasferire” la conoscenza agli Umanoidi e connetterli, così, all'Intergalassia.
Portò con sé nuove tecnologie (computer, tablet, smartphone...) e più di mille software per ogni tipo di situazione che si sarebbe trovato ad affrontare.
Avrebbe potuto finalmente comunicare tutte le informazioni e i dati utili per preparare le innumerevoli classi digitali alla Conoscenza.
Il suo primo giorno da docente si presentò vritualmente ai “nativi digitali”, illustrando con algoritmi e video interattivi in full HD lo scopo della sua missione sulla Terra.
Ad una calcolata reazione entusiastica della classe, alcuni alunni iniziarono a manifestare qualche perplessità sul metodo di insegnamento, argomentando con ragionamenti complessi e strutturando le obiezioni, mosse con profondo spirito critico, così come avevano appreso nel percorso formativo fin a quel momento conquistato! D'altronde era l'unico modello che avevano sperimentato e appreso con i predecessori di Avy: ma erano semplicemente degli Umanoidi e non potevano competere con la Suprema Conoscenza degli Avatar!
Altri alunni della classe tentarono, invano, di zittire i Perplessi, in nome del progresso e dell'evoluzione della specie umana che Avy era venuto a realizzare, non curandosi dei potenziali, seppur virtuali, limiti ed effetti collaterali che un'accelerazione tecnologica troppo spinta avrebbe portato nelle loro menti prima, e nei loro cuori in seguito, cambiandoli inesorabilmente.
Il percorso di "spersonalizzazione" che Avy era venuto a dispensare avrebbe messo a repentaglio l'essenza del genere umano; avrebbe “resettato” con un “click” o con un “flag” la passione, la creatività, le emozioni di cui la classe si era nutrita per lungo tempo.
Era iniziato il “count down” per bandire dal Pianeta le relazioni educative tra docente e discente, i programmi di apprendimento personalizzati, lo scambio osmotico di esperienze e conoscenze, familiari solo a chi per loro era disposto a restare “Umano”.
Uno, due, tre... Connessi!
Angela
(mamma della studentessa)
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