"L’uomo crede di volere la libertà, in realtà ne ha una grande paura. Perché? Perché la libertà lo obbliga a prendere decisioni e le decisioni comportano rischi" (Erich Fromm)

LETTERA SULLA "DIDATTICA DELL'EMERGENZA" A DISTANZA


Questa è la lettera aperta di una madre di due figli che frequentano rispettivamente la III e la IV classe elementare e che in questo momento, da più di un mese, stanno "in panchina" insieme a sportivi dilettanti e anziani, come se fossero stati privati dei loro diritti. 

Ad oggi, all’interno dei decreti "sicurezza", i bambini sono stati citati esclusivamente per regolamentare la loro presenza al fianco del genitore che fa la spesa (anche se non si sa bene come), ma non possono essere accompagnati a fare una passeggiata, cosa che però è concessa per il proprio compagno animale domestico (sarà perché sa starsene buonino al guinzaglio, mentre un bambino ti potrebbe sfuggire come un uccellino da una gabbia lasciata sbadatamente aperta). 

Poco più di una settimana fa, in diretta tv, la ministra dell’istruzione Azzolina ha assicurato che il MIUR ha attrezzato tutte le scuole per lo svolgimento del programma ministeriale e che sta inviando il materiale informatico necessario a tutte le famiglie per lo svolgimento della "didattica a distanza".
Tempestivamente i nostri figli, più o meno timidamente, hanno iniziato a frequentare regolarmente le video-lezioni in gruppi di 5 compagni che si guardano a mezzo busto da uno schermo, moltiplicati per 2, per 3, per 4... finché è possibile ascoltarsi; all'occorrenza possono compostamente disattivare il microfono, ascoltare la maestra e a comando ri-attivare il proprio microfono per rispondere, come in un quiz, con la risposta giusta; possono anche porre domande, ma che siano "giuste", per non eccedere nel tempo perché neanche di tempo virtuale ce n’è. 

Da quando non vanno a scuola sono stati messi al pc, per studiare, giocare, guardare film e documentari, anche per fare gite virtuali nei musei e leggere libri in pdf: ognuno sta svolgendo il proprio compito senza possibilità alcuna di riflettere - noi insieme a loro - sul tempo che gli viene negato (belli i tempi in cui si dibatteva di noia creativa in casa a far nulla!) o sulla catena complessa della quale facciamo parte, che in qualche modo si è profondamente spezzata. 

Quindi i tempi massimi giornalieri che la tv ci forniva per stare al pc/tablet/smartphone ora non valgono più perché siamo in "emergenza"?

E, ragionando per assurdo e ipotizzando oltre all’emergenza: potrebbe mai funzionare una didattica priva di umanità, dell’uomo e della donna, del muco colante dei bambini e del fazzoletto sempre pronto della maestra, delle loro sudate olezzanti dopo la lezione di Educazione motoria a rincorrersi al gioco degli acchiappafulmini che neanche il cambio che gli hai messo nello zaino basta ad asciugare, degli abbracci fino a rotolarsi per terra come lottatori di sumo quando la propria squadra ha fatto un punto - anche solo un punto in più dell’avversario - delle ramanzine del maestro all’ennesima giustificazione del disegno non fatto? 

Dalla prima classe i bambini imparano gradualmente a essere responsabili del proprio materiale didattico, matite, penne, gomma, forbici a punta tonda, colla, ma anche a condividerlo con i compagni: un’azione quotidiana che prelude a qualunque gesto di condivisione basato sull’empatia.

Cosa ne sarebbe di questa esperienza nella "didattica dell'emergenza" a distanza se essa progressivamente divenisse strutturale, gradualmente sostituendo la didattica in presenza, l'unica che può garantire le relazioni interpersonali necessarie alla crescita umana e cognitiva degli studenti?

Il diritto alla salute rappresenta uno dei diritti che la nostra società deve tutelare, ma non prevalendo sul diritto all’istruzione in presenza e sul diritto di uguaglianza sociale: primariamente è e deve essere la Scuola a difendere l’uguaglianza di ogni cittadino contro qualunque discriminazione sociale. Soprattutto in tempi in cui la società si sta dimostrando pedofoba. 

Paola (Lecce)


Spedisci anche tu, sotto forma di lettera aperta all’indirizzo tutela.scuola@lascuolacheaccoglie.org, le tue esperienze sulla "didattica dell'emergenza" a distanza e le soluzioni "che funzionano" - anche se non ottimali - che temporaneamente sono state adottate! Le pubblicheremo in home page sul nostro sito e nella sezione IL CORAGGIO DI TUTELARE LA SCUOLA