"L’uomo crede di volere la libertà, in realtà ne ha una grande paura. Perché? Perché la libertà lo obbliga a prendere decisioni e le decisioni comportano rischi" (Erich Fromm)

OBBLIGO MASCHERINE POPOLAZIONE COMUNE


Richiesta chiarimenti alla Regione Lombardia

Si allegano i documenti trasmessi:

In Regione Lombardia, il 29 giugno il presidente Attilio Fontana ha firmato l’Ordinanza n. 573 che integra le misure approvate dal DPCM dell’11 giugno 2020 e proroga nuovamente, fino al 14 luglio 2020, l’obbligo ogniqualvolta ci si rechi fuori dall’abitazione, di adottare “la mascherina o, in subordine, qualunque altro indumento a copertura di naso e bocca”.

Forse questa ennesima estensione (e non sarà certamente l’ultima, così come a livello nazionale ci stanno preparando anche al prolungamento dello stato di emergenza di altri 180 giorni, come prevedibile …) sarà rinnovata continuamente e, presumibilmente, fino a quando non vi sarà un vaccino anti covid-19, come dichiarato su alcuni quotidiani dallo stesso Governatore Fontana?

Posto che la tutela del fondamentale diritto alla salute si concretizza nel garantire controlli, cure e interventi efficaci e che ogni eventuale imposizione, obbligo o limitazione di natura politica, a tutela dell’interesse collettivo, non può in alcun modo trascurare il corretto bilanciamento tra rischi e benefici per la salute di ogni singolo individuo, appare chiaro che è necessario conoscere ogni informazione sui benefici delle mascherine, oltre che le più ampie rassicurazioni che l’uso continuo e indiscriminato di tali presidi non comporterà alcun rischio per la salute della popolazione, la stessa salute che questi provvedimenti intendono “salvaguardare”.

Essendo stato imposto l’uso obbligatorio della mascherina in comunità anche all’aperto per tutti (eccetto per i minori di sei anni, disabili e loro accompagnatori) e considerato come la comunità scientifica e medica in merito all’impiego della mascherina d’uso comune sia oltremodo discorde e tutt’altro che univoca, sia sui benefici per la collettività che sui rischi per i singoli, il CIATDM (Coordinamento Internazionale delle Associazioni per la Tutela dei Diritti dei Minori) anche a nome di LA SCUOLA CHE ACCOGLIE e di altre associazioni come AMPASCOMILVA, CReLDIS (Coordinamento Regione Lombardia Diritti e Salute) e GENITORI NO OBBLIGO LOMBARDIA, ha inviato una comunicazione al presidente della regione Lombardia Attilio Fontana, all’assessore al welfare Giulio Gallera, al ministro Speranza e a tutta la giunta regionale Lombarda ponendo una serie di quesiti indifferibili e urgenti, poiché i dubbi sono tanti:
  • L’Organizzazione Mondiale della Sanità, in un documento pubblicato il 6 aprile 2020, dichiara che “…attualmente non ci sono prove che indossare una maschera (medica o di altro tipo) da parte di persone sane in un contesto di comunità più ampio, incluso l’uso universale della mascherina in comunità, possa impedire loro di contrarre virus respiratori, incluso COVID-19″.
  • Il DPCM 11 giugno 2020 ribadisce l’uso di “mascherine di comunità, ovvero mascherine monouso o mascherine lavabili, anche auto-prodotte”
  • La stessa regione Lombardia prescrive “ogniqualvolta ci si rechi fuori dall’abitazione” l’obbligo di utilizzo della mascherina “o, in subordine, qualunque altro indumento a copertura di naso e bocca”, contestualmente alla disinfezione delle mani e alla distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro.
  • Le mascherine chirurgiche non sono progettate o certificate per proteggere dagli agenti infettivi e i respiratori con filtro facciale potrebbero non raggiungere il livello di protezione atteso.
  • Diversi studi mettono in guardia circa l’uso di maschere in tessuto, per le quali non esiste alcuna prova di protezione, anzi potrebbero facilitare la trasmissione di agenti patogeni se utilizzate ripetutamente senza un’adeguata sterilizzazione.

Di conseguenza, quali sono i dispositivi di protezione individuale più idonei per la protezione desiderata verso le infezioni da covid-19 al di fuori delle strutture sanitarie?

Se l’efficacia dell’uso delle mascherine dipende fortemente dalla tipologia utilizzata, forse la responsabilità della protezione individuale e collettiva viene lasciata nelle mani del cittadino, chiamato ad “arrangiarsi” alla meglio, senza linee guida chiare, e senza alcun controllo?

Se la mascherina è stata resa obbligatoria, in quanto ritenuta un complemento fondamentale per tutelare la salute non solo di chi la indossa ma anche degli altri, può tale scopo essere raggiunto indossando una mascherina qualsiasi (ossia anche una mascherina con scarsa efficacia o efficacia nulla) o, addirittura “in subordine, qualunque altro indumento a copertura di naso e bocca”?

Dato l’obbligo, la popolazione generale sarà indotta ad usare protezioni d’uso comune.
Ci si chiede:
  • Le Istituzioni che impongono l’uso obbligatorio di un dispositivo di protezione non hanno contestualmente anche il DOVERE DI INFORMARE in maniera esatta sulla differenza tra i vari tipi di mascherine in commercio?
  • Le stesse Istituzioni non hanno forse il DOVERE DI RENDERE NOTO che in generale le revisioni scientifiche, nelle quali sono state analizzate le principali pubblicazioni in merito, concludono che l’efficacia delle mascherine di stoffa o non certificate e di protezioni comuni risulta essere molto bassa o del tutto insignificante?
  • Non è forse importante INFORMARE CORRETTAMENTE, soprattutto per non ingenerare un falso senso di sicurezza?
  • Esaltare oltremodo l’importanza della mascherina per tutelare sé stessi e gli altri, raccomandandone l’uso o obbligando tutta la popolazione, non potrebbe generare, in soggetti vulnerabili, condizionamenti psicologici, ossessione per l’igiene e paura del “nemico invisibile”, oltre che fomentare ingiustificati timori, disagio o anche ansia legata alla propria sopravvivenza qualora si fosse circondati da persone senza mascherina, mettendo di fatto a dura prova la convivenza civile?
  • Se la salute va intesa come “uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non solo assenza di malattia o infermità”, non è dovere delle Istituzioni promuovere, tutelare e proteggere il benessere psico-fisico individuale e sociale dei cittadini?

L’obbligo - o la raccomandazione - di mascherine per tutta la popolazione, in maniera prolungata e continuativa, ha come conseguenza che l’approvvigionamento delle mascherine sia difficoltoso e anche particolarmente costoso, se consideriamo il carico di spesa per una famiglia media; ciò di conseguenza si traduce in un incentivo al loro riutilizzo.
Data la sopravvivenza batterica, esiste un potenziale problema di salute nel caso i dispositivi venissero riutilizzati.

L’imposizione di un obbligo può forse prescindere anche da un’analisi in termini di costi/efficacia delle mascherine e del loro riutilizzo, tanto più se i benefici delle maschere di stoffa sono discutibili e i rischi sulla salute non minimizzabili?

Vi è d’altro canto da considerare l’impatto ambientale qualora l’intera popolazione utilizzasse anche solo una mascherina monouso al giorno, per un anno. In che modo si intende far fronte allo smaltimento di mascherine obbligatorie in comunità dato l’allarme degli studiosi che ne hanno segnalato il rischio ambientale e di infezione?

Lo stesso European Centre for Disease Prevention and Control, in un suo recente documento “Using face masks in the community” dell'8 aprile 2020, ha precisato che: “ Esiste il rischio che la rimozione impropria della maschera, la manipolazione di una maschera contaminata o una maggiore tendenza a toccare il viso mentre si indossa una maschera da parte di persone sane possano effettivamente aumentare il rischio di trasmissione” e prescrive, pertanto di:
  • evitare di toccare la mascherina mentre la si indossa e rimuoverla senza toccarla;
  • lavare le mani dopo averla rimossa o ogni qualvolta una mascherina usata sia stata toccata inavvertitamente;
  • sostituire la mascherina appena risulta umida;
  • non riutilizzare le mascherine monouso;
  • smaltirle immediatamente dopo averle rimosse.

Esiste, dunque, il rischio concreto che la mascherina, da presidio di sicurezza, si trasformi in potenziale fonte di infezione e in veicolo di contagio: è realistico ipotizzare una corretta gestione delle mascherine da parte della popolazione (anche pediatrica) in contesti ordinari, ossia quando si è utenti di servizi, o impiegati nelle diverse e complesse attività lavorative, quando cioè le condizioni impediscono fattivamente una gestione in sicurezza delle mascherine?

Numerosi studi confermano che l’uso prolungato della mascherina incide significativamente sullo stato di salute di chi la indossa, con conseguenze tutt’altro che irrilevanti (sintomi di claustrofobia, disturbi respiratori, disagio, irritazione cutanea, pressione sul viso, difficoltà di comunicazione e mal di testa; i livelli di CO2 possono aumentare significativamente, con conseguente percezione di mancanza d’aria e vertigini; percezione di umidità, calore e alta resistenza respiratoria; carenza di ossigeno che stimola il sistema nervoso simpatico e comporta un aumento della frequenza cardiaca). 

È, dunque, ragionevole ipotizzare che chiunque, e certamente in particolare i bambini ed alcune particolari categorie di cittadini - ad esempio chi soffre di disturbi respiratori preesistenti o altre patologie - possano correre dei rischi maggiori e andare incontro a ulteriori problemi in seguito ad un uso prolungato delle mascherine?

Questi ed altri quesiti, unitamente alle doverose considerazioni di carattere scientifico sono stati inviati in questi giorni ai destinatari summenzionati.

Ogni eventuale imposizione, obbligo o limitazione a tutela dell’interesse collettivo, considerata la scarsa efficacia dell’uso delle mascherine al fine di proteggere gli altri, non può in alcun modo trascurare il corretto bilanciamento tra rischi e benefici dell’uso della mascherina a tutela della salute di chi la indossa, anzi tale valutazione è a maggior ragione imprescindibile.

Pertanto, abbiamo invitato le Istituzioni a tenere debitamente in conto l’opinione di medici, professionisti e ricercatori - come riportato nell’Approfondimento scientifico allegato - che valutano:
  • l’uso della mascherina in comunità un rischio maggiore per la salute fisica e psichica dei cittadini a fronte di benefici trascurabili, oltre che una misura comunque lesiva della dignità e della libertà dei cittadini;
  • nelle more, di sospendere con effetto immediato la suddetta prescrizione in conformità al principio di precauzione, onde evitare che l’uso prolungato e scorretto della mascherina in comunità possa aumentare il rischio di malattia piuttosto che ridurlo.
Attendiamo pertanto risposte chiare ed immediate, per poter essere parte attiva e consapevole di un’azione veramente efficace e non - come verosimilmente sta accadendo - spettatori inermi di una farsa mai vista, orchestrata a suon di decisioni prese senza alcun fondamento.